Giornata Mondiale della Vitiligine: come affrontare la patologia da un punto di vista psicologico

Intervista a Laura Casella, Psicologa clinica e Psicoterapeuta

Il 25 giugno di ogni anno viene celebrata dal 2011 la Giornata Mondiale della Vitiligine, una malattia ancora poco conosciuta ma che colpisce, indistintamente donne, uomini e bambini, lo 0.5% – 1% della popolazione. La fascia d’età maggiormente colpita comprende individui tra i 20-40 anni e in circa il 13-15% dei casi ha andamento familiare.


La vitiligine, chiamata anche vitiligo, si contraddistingue per la comparsa, in varie parti del corpo, di chiazze bianche non pigmentate dovute all’assenza di melanina.


Il 25 giugno coincide con la data della scomparsa di Michael Jackson, la prima celebrità ad aver reso nota questa infermità. Tra gli altri personaggi famosi colpiti della patologia ci sono la modella Winnie Harlow e, più recentemente, il Premier francese Edouard Philippe.


Tuttavia, in questi giorni a stimolare l’attenzione è stata la modella e attrice Kasia Smutniak che ha deciso di realizzare il filtro Instagram Beautyligo che permette di vedere il proprio volto con le macchie. Lo scopo principale è quello di portare avanti una campagna di sensibilizzazione per celebrare la bellezza della diversità e rimuovere ogni stigma sociale.


“Consapevolezza, Amore, Rispetto, Cura” è il messaggio dell’avvenimento di quest’anno dedicato a tutti i pazienti affetti da vitiligine e richiama ad un’accettazione molto profonda di sé stessi.
Nonostante sia asintomatica, provoca una severa alterazione della qualità di vita dei pazienti con ripercussioni a livello psicologico non indifferenti.


Laura Casella, Psicologa Clinica e Psicoterapeuta cerca di spiegare le ripercussioni psicologiche che potrebbero presentarsi nelle persone affette da un’alterazione della pelle difficile da accettare.


Secondo lei perché è importante dedicare una giornata mondiale alla vitiligine?
Avvenimenti di questo tipo sono fondamentali perché uniscono numerosi paesi del mondo con l’obiettivo di presentare una particolare malattia come un punto di forza per la persona che ne viene colpita e lottare contro discriminazioni e pregiudizi che si vengono a formare all’interno di una società. È molto importante che chi soffre di questa condizione impari ad accettare sé stesso il più possibile e a vivere la quotidianità senza timore e vergogna. A tal proposito cito una frase di Carl Gustav Jung, luminare della psichiatria e psicoanalisi che racchiude perfettamente il concetto appena espresso: “Non c’è luce senza ombre e non c’è pienezza psichica senza imperfezioni. La vita richiede per la sua realizzazione non la perfezione, ma la pienezza. Senza l’imperfezione non c’è né progresso né crescita”.


Quali sono le difficoltà di questa patologia da un punto di vista psicologico?
La vitiligine non incide sulla speranza di vita in quanto non è una malattia contagiosa e le macchie non sono dolorose. Tuttavia, nonostante le cause della sua insorgenza siano ancora ambigue, può presentare delle ripercussioni molto elevate sul benessere psicologico delle persone, soprattutto quando si manifesta su zone visibili del corpo (mani e volto) potendo generare in questi casi, difficoltà legate all’autostima ed attivando quindi elevati stati d’ansia. In alcuni casi si possono verificare anche disturbi depressivi significativi. Inoltre i pazienti con la vitiligine spesso tendono ad isolarsi per paura di non essere accettati. Questa condizione può creare uno stato di sofferenza interiore notevole andando a colpire la sfera emotiva dell’individuo e di conseguenza quindi attivare anche comportamenti disfunzionali. Sarebbe quindi opportuno, laddove si verifichi un disagio importante, intraprendere un percorso di psicoterapia che potrebbe risultare all’inizio complicato, ma poi invece molto utile , soprattutto se accompagnato anche dal sostegno familiare.


La ricerca ha fatto progressi per la cura di questa malattia?
Come già sottolineato più volte, non esistono ancora delle cure specifiche per sconfiggere la vitiligine. Tuttavia, la ricerca sta facendo grandi progressi e attualmente, infatti, è possibile identificare le migliori cure capaci di esaminare la malattia e favorire una possibile ripigmentazione. In particolare, grazie alla scoperta del ruolo della proteina. Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato l’efficacia degli antiossidanti specialmente della quercitina e delle foglie di ulivo che stimolano i melanociti facilitando la ripigmentazione.