La Professoressa Laganà (docente UniCamillus) racconta della sua ricerca sull’OSAS premiata al Taobuk International Book Festival

Il 14 e 15 giugno scorsi la Professoressa di UniCamillus Giuseppina Laganà è stata premiata al Taobuk International Book Festival, per la sua ricerca sull’OSAS (sindrome da apnea ostruttiva del sonno). È lei stessa a spiegare nel dettaglio cosa comporti tale condizione patologica, in cosa consista la sua ricerca e perché sia stata ritenuta così innovativa.

Che cos’è l’OSAS e quali problematiche comporta per le persone?

L’OSAS, Obstructive Sleep Apnoea Syndrome, è una condizione patologica in cui si osserva un’interruzione parziale o totale dell’attività respiratoria nel sonno. L’evento apnoico si verifica per un’ostruzione delle alte vie aeree in seguito al collasso dei tessuti orofaringei.  La Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS) è una patologia di alto impatto sociale per distribuzione nella popolazione, con ampia rappresentazione in varie fasce di età e maggiore prevalenza negli uomini.

Rappresenta un problema di notevole impatto sanitario, sociale ed economico, essendo ormai riconosciuta come una delle principali cause di “eccessiva sonnolenza diurna” e conseguente mancanza di concentrazione, colpi di sonno e calo del rendimento scolastico o della produttività lavorativa.

Le ripercussioni di una diagnosi spesso tardiva e del conseguente mancato trattamento di questa sindrome determinano un diretto aumento di morbilità e mortalità nella popolazione che ne è affetta, un aumento dei costi sanitari per il trattamento delle comorbidità cardiovascolari e metaboliche, un aumento delle giornate di assenza dal lavoro e ad una ridotta performance lavorativa, un maggior rischio di incidenti stradali ed infortuni sul lavoro.

Quali sono gli aspetti innovativi della sua ricerca, rispetto ad altri approcci terapeutici, che le hanno fatto meritare il riconoscimento ricevuto?

Per moltissimi anni il contributo dell’ortodontista, odontoiatra specialista in Ortodonzia, è stato sottostimato e poco considerato in ambito clinico. Questa ricerca invece evidenzia come il MAD (Mandibular Adavancement Device), un dispositivo intraorale per l’avanzamento mandibolare, possa essere considerato a tutti gli effetti un approccio terapeutico efficace nella risoluzione delle OSAS. In particolare, relativamente a questa ricerca gli aspetti innovativi sono due: il primo riguarda il confronto tra quattro diverse tipologie di MAD. In letteratura è già presente il confronto tra due diverse tipologie ma non tra molteplici tipi di MAD.
Il secondo aspetto innovativo consta nell’aver svolto delle misurazioni delle vie aeree dopo una ricostruzione in 3D dell’intero massiccio facciale e questo ha permesso di avere ampia dimostrazione in termini dimensionali e volumetrici degli effetti benefici e risolutivi dell’uso del MAD.

Ci sono altri suoi colleghi con cui ha collaborato per realizzare questo lavoro? Da quanto tempo va avanti la sua attività di ricerca in questo campo specifico?

I grandi risultati prevedono sempre un gioco di squadra: ringrazio in primo luogo la Prof.ssa Paola Cozza che mi ha dato, ormai qualche anno fa, l’impostazione e l’entusiasmo al lavoro di ricerca in generale e alle problematiche respiratorie in particolare, il Dott. Nicolò Venza che ha sviluppato sul campo il lavoro clinico e i colleghi neurofisiologi del sonno che da tempo mi danno fiducia, vincendo la tradizionale diffidenza nei confronti di terapie ortodontiche per l’OSAS, troppo spesso ancora oggi indirizzate ad altri specialisti non odontoiatri.

Questo lavoro di ricerca avrà ulteriori sviluppi? Quali sono i prossimi passi in programma?

Certamente non finisce qui, sarà nostra cura aumentare il campione studiato e valutare altre caratteristiche morfologiche dei pazienti affetti da OSAS per avere ulteriori elementi conoscitivi e applicarli in ambito di prevenzione. E’ su questo aspetto che ancora bisogna lavorare molto, prevenire vuol dire infatti evitare disturbi alla popolazione garantendo un’ottimale qualità del riposo notturno, e quindi della vita, e abbattere l’impatto economico e sociale di questa patologia sulla vita del paziente e sulla Sanità Pubblica in generale.