Covid-19, il devastante impatto della pandemia sul lavoro degli infermieri

Di Dhurata Ivziku, docente del Corso di Laurea in Infermieristica UniCamillus

Quali sono state e quali continuano ad essere le criticità maggiori, sotto tutti i punti di vista, riscontrate dagli infermieri nella lotta al Covid-19.

A livello globale, la pandemia da Covid-19 ha inciso radicalmente nella vita delle persone, dal punto di vista personale, sociale e lavorativo. Nel numero estivo dell’UniCamillus Magazine se ne è parlato approfonditamente. L’Italia è stata una delle prime nazioni ad affrontare la crisi sanitaria e ad identificare soluzioni a problemi complessi della pratica quotidiana. Insieme agli altri professionisti sanitari, gli infermieri sono stati in prima linea nella lotta al COVID-19 e hanno affrontato diverse criticità durante la pandemia.

La pandemia ci ha reso consapevoli della fragilità del nostro sistema sanitario. La prima criticità riguardava il disequilibrio tra il bisogno di cure e la disponibilità di risorse del sistema sanitario nazionale. Abbiamo toccato con mano la carenza di staffing, di posti letto per ricoveri acuti, di materiali essenziali per le cure, di processi standardizzati e percorsi sicuri. Nonostante le carenze presenti, gli infermieri si sono distinti per la dedizione, la disponibilità, il sacrificio, la professionalità, il senso etico e l’umanità nel soddisfare la richiesta di cure dei malati.

Innanzitutto, gli  infermieri, con grande coraggio, dedizione e professionalità, hanno lavorato sodo, mettendo a rischio la loro stessa salute, per salvare vite umane, garantire la continuità delle cure, e contenere la diffusione del virus. Durante tutta la pandemia, gli infermieri hanno affrontato turni lavorativi lunghissimi, in condizioni estenuanti, rinunciando a giorni di riposo, per coprire la carenza di staffing. Questo ha causato un carico di lavoro eccessivo, con un notevole impatto fisico, mentale ed emotivo.

I media hanno condiviso con la popolazione l’estensione della pandemia e i sacrifici degli operatori sanitari per affrontare il problema. Quello che non risultava evidente dalle testimonianze è stato l’importante effetto psicologico della pandemia sugli infermieri, che va oltre ai disagi percepiti dal resto della popolazione durante l’isolamento.

Diversi studi hanno raccolto e raccontato le difficoltà percepite e il vissuto degli infermieri durante la pandemia, il senso di impotenza, la paura e la forza di reagire. Da una parte nei racconti si evidenziano le difficoltà legate al lavoro e all’assistenza ai malati e dall’altra quelle personali.

Gli infermieri raccontano il disagio, la scomodità e le conseguenze fisiche nell’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI). Abbiamo infatti visto tutte le immagini degli operatori sanitari con il volto marcato dalle lesioni cutanee provocate dalle mascherine. Oltre a questo, gli infermieri descrivono nei loro racconti come la pandemia ha trasformato l’assistenza infermieristica. I racconti sono ricchi di descrizioni delle difficoltà riscontrate durante il lavoro nel compiere le attività di assistenza ai malati con la tuta e il triplo guanto, la sudorazione, o l’impossibilità di svolgere alcuni bisogni fisiologici come bere l’acqua. Nella relazione con il paziente, la presenza della tuta e degli altri DPI impediva il contatto con i malati, una carezza, la vista di un sorriso, la comprensione delle parole etc. Se da una parte l’infermiere doveva mantenere la distanza dal paziente per la paura di contagiarsi, dall’altra era l’unica persona di riferimento per il paziente che veniva isolato dal resto del mondo e dai propri cari. Pertanto, nonostante i ritmi frenetici e i turni stancanti, gli infermieri trovavano il modo di essere il punto di riferimento e di garantire ai malati un contatto con il mondo esterno attraverso le video-chiamate.

Un altra criticità legata al lavoro è stata l’incertezza legata alla turnistica frenetica e le ore di lavoro da affrontare nel quotidiano. Gli infermieri iniziavano il turno senza nessuna certezza sull’orario di uscita dal lavoro. Nonostante l’incertezza vissuta giornalmente e prolungata per mesi, la forza e lo spirito di sacrificio dimostrati dagli infermieri riguardava al rendersi sempre disponibili, nonostante la stanchezza, a coprire l’assenza dei colleghi dovuta al contagio dal virus, aumentando il numero di ore lavorate e in pochi cercare di eseguire il lavoro di un’intera équipe. Questa fatica fisica incrementava lo stress mentale legato all’esposizione al maggior rischio di errori e l’ansia di venire contagiati.

Oltre alle criticità legate al lavoro, gli infermieri vivevano continuamente con il timore di contrarre la malattia. Nella fase iniziale dell’epidemia, il 29% di tutti i malati ricoverati erano operatori sanitari. L’impatto emotivo, in aggiunta a quello fisico, si aggravava soprattutto quando si doveva assistere un collega che si era infettato o moriva. E nonostante questo vissuto traumatico, gli infermieri trovavano la forza di andare avanti per vincere la guerra contro il virus, per il bene generale.

Gli infermieri vivevano anche con il timore di trasmettere l’infezione ai loro colleghi, familiari e amici. Nei loro racconti si parla anche di senso di discriminazione dalle loro comunità a causa dei timori di trasmissione del virus. Questo ha generato negli infermieri un senso di solitudine e isolamento sociale simile a quello vissuto dai malati Covid-19.

La pandemia ha messo di fronte gli infermieri ad una realtà di estremo disagio e angoscia. L’aumento della pressione legata al lavoro, l’incertezza clinica e organizzativa, l’incremento dei numeri del contagio, la solitudine e la paura hanno favorito e innescato diversi disagi fisici e psicologici negli infermieri. La letteratura descrive l’aumento del rischio di malattie psichiatriche o cardiovascolari, e importanti disturbi d’ansia, depressione, insonnia e distress negli infermieri.

Per affrontare e prevenire questi disagi gli infermieri raccontano di aver messo in atto alcuni fattori di protezione come l’unione e il lavoro di gruppo tra diversi professionisti per minimizzare il carico del lavoro,  la resilienza per gestire lo stress, o la spinta di altruismo volta ad aiutare i colleghi e i malati in difficoltà. Gli infermieri descrivono di aver ricevuto forza e  motivazione di andare avanti dall’atteggiamento positivo e il riconoscimento della professionalità dalla società e dalle organizzazioni, il senso di dovere, la chiarezza del loro ruolo professionale, e il sentirsi degli eroi per la nazione.

Una criticità messa in luce dalla pandemia è stata anche il bisogno di una formazione continua e di una maggior specializzazione per gli infermieri. Nel contesto Covid, gli infermieri hanno dovuto acquisire nuove competenze, adattarsi a nuovi protocolli sanitari, e utilizzare nuove tecnologie in tempi brevi e in corso d’opera, in aggiunta alle altre difficoltà sopra descritte. Questo ha evidenziato la necessità di migliorare la formazione continua, in modo che gli infermieri possano essere in grado di gestire situazioni emergenziali in modo efficace e sicuro.

Le criticità riscontrate erano evidenti anche in ambito organizzativo. Il top e il middle management delle aziende sanitarie hanno lavorato incessantemente nella ridefinizione degli spazi, alzare ed abbassare pareti per creare percorsi dedicati per separare le aree pulite da quelle sporche, chiusura di alcuni servizi e apertura di altri ex novo, preparare procedure, processi di lavoro chiari per i professionisti, percorsi chiari per l’utenza, recuperare sufficienti DPI per proteggere i professionisti, arruolare o ricollocare vari professionisti sanitari per offrire servizio nei setting di cura per i malati COVID.

I coordinatori infermieristici si sono trovati a rimodulare gli spazi e ricollocare le risorse nel proprio setting, a fare formazione agli infermieri, a ritoccare continuamente i turni di lavoro per garantire la continuità assistenziale e bilanciare le competenze nel turno. Inoltre i coordinatori hanno effettivamente assunto il ruolo di coach, per supportare emotivamente gli infermieri, creare team interdisciplinari coesi e motivare loro ad andare avanti, cercare di equilibrare i turni per garantire un adeguato rapporto vita-lavoro ove possibile, ascoltare i professionisti per alleggerire la pressione e lo stress.

Inoltre, molte aziende sanitarie hanno supportato gli infermieri e gli altri professionisti in prima linea offrendo la possibilità di pernottamenti e supporto alimentare per isolarsi dalla famiglia ed evitare il contagio. Non è stato facile, ma tutto questo sforzo comune ha migliorato il legame tra top management e professionisti sanitari e ha rafforzato l’impegno e il coinvolgimento degli infermieri con l’azienda.

La pandemia ha creato non poche difficoltà anche nella formazione, nei corsi di laurea per infermieri. La formazione universitaria in infermieristica prevede tantissime ore di tirocinio professionalizzante che migliora le conoscenze e le competenze pratiche degli studenti. Durante la pandemia, i corsi di laurea si sono trovati a dover rimodulare il programma dei tirocini, interrompendo improvvisamente la pratica clinica e in sostituzione organizzare programmi educativi basati sulla simulazione. Infatti, molte strutture sanitarie e ospedali hanno deciso di non consentire agli studenti di proseguire con i tirocini e accedere ai luoghi di cura a causa delle incertezze sulla diffusione del virus e della carenza di DPI. Questo, in aggiunta alle attività didattiche online, ha creato nei professori e negli studenti diversi disagi, insoddisfazione didattica e ha creato un gap di competenze nella formazione degli studenti di infermieristica.

D’altra parte, la pandemia Covid-19 ha messo in luce anche alcuni aspetti positivi per gli infermieri. La pandemia ha evidenziato la necessità di un’attenzione maggiore alla professione infermieristica, il bisogno di un maggior investimento nella formazione e nel reclutamento di personale infermieristico per soddisfare i bisogni di cura della popolazione.

Inoltre, la situazione sanitaria critica ha parzialmente riabilitato l’immagine degli infermieri nella società, valorizzando la figura professionale e il suo ruolo chiave nella cura, nella promozione della salute, e nella prevenzione delle malattie. Gli infermieri hanno lavorato duramente nel percorso di vaccinazione della popolazione, per educare le persone sui rischi e sulle misure di prevenzione, e hanno svolto un ruolo importante nel garantire che le comunità vulnerabili avessero accesso alle cure mediche.

Nonostante l’evento traumatico affrontato, gli infermieri sono riusciti a cogliere da questa esperienza un’opportunità di crescita personale e professionale senza precedenti. La pandemia ha anche portato a nuove innovazioni nella pratica infermieristica, come l’utilizzo di tecnologie innovative per il monitoraggio dei pazienti, la telemedicina e la formazione online.

Inoltre, in modo significativo, la pandemia ha influenzato fortemente l’identità professionale degli infermieri. L’identità professionale è una questione critica per la professione a causa della sua stretta associazione con temi come i ruoli infermieristici, le responsabilità, i valori e gli standard etici, che sono unici per la professione infermieristica. L’eroismo e la dedizione dimostrati dagli infermieri nel fronteggiare la pandemia hanno reso evidente la loro profonda vocazione a prendersi cura degli altri e a salvaguardare la salute pubblica.

Le circostanze straordinarie e sfidanti in cui gli infermieri si sono trovati a operare hanno sollevato nuove domande sulla loro identità e sul significato del loro lavoro. Durante la pandemia, gli infermieri hanno affrontato situazioni estreme, preso decisioni difficili e fronteggiato situazioni emotivamente intense ogni giorno. Ciò ha portato a una riflessione più profonda sull’essenza stessa della professione infermieristica e sulle qualità che definiscono un infermiere. Questo ha rafforzato l’identità professionale degli infermieri come membri fondamentali di un team interdisciplinare, capaci di fornire cure integrate e di collaborare per il bene dei pazienti.

Nonostante le diverse sfide, gli infermieri hanno dimostrato una straordinaria dedizione, professionalità e sacrificio nel fornire cure di alto livello durante questa crisi. L’identità professionale degli infermieri si è rafforzata, consolidando l’immagine di professionisti impegnati, compassionevoli e indispensabili nella cura e nel supporto alla comunità.

La condivisione delle criticità vissute dagli infermieri e evidenziate dalla pandemia è di vitale importanza per una serie di motivi. In primo luogo, permette di creare consapevolezza riguardo alle sfide che gli infermieri hanno affrontato e continuano ad affrontare durante questa crisi sanitaria. Ciò consente alle istituzioni sanitarie, ai responsabili delle politiche e a tutti gli attori coinvolti nella cura della salute di comprendere appieno le esigenze e le pressioni a cui gli infermieri sono sottoposti quotidianamente.

In secondo luogo, la condivisione delle criticità offre l’opportunità di riconoscere e valorizzare il lavoro degli infermieri, evidenziando il loro impegno, la loro dedizione e il loro coraggio nell’affrontare situazioni estreme. Questo riconoscimento è essenziale per promuovere la salute e il benessere degli infermieri stessi, fornendo loro il supporto necessario per affrontare le sfide e prevenire l’esaurimento professionale.

Inoltre, la condivisione delle criticità identificate durante la pandemia consente di sviluppare soluzioni efficaci per migliorare la preparazione e la risposta futura a crisi sanitarie simili. Attraverso una riflessione approfondita sulle difficoltà incontrate dagli infermieri, è possibile individuare aree di miglioramento nelle politiche sanitarie, nell’allocazione delle risorse e nella formazione degli operatori sanitari.

Infine, la condivisione delle criticità offre l’opportunità di promuovere un dialogo aperto e inclusivo tra gli infermieri, i professionisti sanitari, gli amministratori e la comunità. Questo permette di costruire una maggiore comprensione reciproca e di lavorare insieme per creare un ambiente di cura più sicuro, sostenibile e centrato sulle persone.

In conclusione, la condivisione delle criticità evidenziate dalla pandemia è fondamentale per riconoscere e affrontare i problemi attuali, al fine di garantire il benessere degli infermieri e la sicurezza dei pazienti in futuro. È solo attraverso un impegno collettivo che si potranno superare le sfide e costruire un sistema sanitario resiliente, in grado di affrontare efficacemente le emergenze sanitarie e promuovere la salute della popolazione.

→ Per approfondire ulteriormente il tema leggi gli altri articoli in merito, pubblicati sul nuovo numero estivo dell’UniCamillus Magazine.

Referenze

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  • Arnone A, Gioiello G, Riccardo F. Emozioni e Covid-19: un’indagine qualitativa sui racconti degli infermieri.L’infermiere, 2022;59:3:e51-e57.
  • Veronese M, Tosato F. La riorganizzazione di un servizio di degenza in epoca Covid-19.L’infermiere, 2020;57:6, 12-17.
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  • Almomani E, Sullivan J, Hajjieh M, et al.Simulation-based education programme for upskilling non-critical care nurses for COVID-19 deployment.  BMJ Simul Technology Enhance Learn, 2021;7:319–322.