Alzheimer: Confermati modesti effetti positivi del Lecanemab. Rimangono però incertezze per il decesso di due pazienti

Una sperimentazione clinica su 1.700 pazienti di vari Paesi: il Lecanemab, farmaco sperimentale contro il Morbo di Alzheimer, riduce in 27 casi su 100 il declino cognitivo.

Si tratta del primo farmaco che, in 20 anni, mostra effetti su una patologia che colpisce 50 milioni di persone e le loro famiglie in tutto il mondo. 

I risultati dello studio sono stati presentati il 30 novembre a San Francisco (USA) durante una conferenza internazionale incentrata su questa malattia. I dati sono stati pubblicati anche sul New England Journal of Medicine.

Ci sono delle ombre, però: il giorno prima della presentazione si è appreso che due dei pazienti che hanno partecipato alla sperimentazione erano morti per emorragia cerebrale. Entrambi i decessi sono in fase di analisi da parte delle équipe mediche per determinare se siano stati causati dal farmaco. In uno dei casi, avanzato dai giornalisti della rivista Science, i medici della paziente affermano che se non avesse assunto il Lecanemab, la donna sarebbe ancora viva.

Questi due decessi potrebbero essere correlati a un’interazione tra farmaci anticoagulanti e lo stesso Lecanemab, un anticorpo monoclonale progettato per mirare e distruggere le concentrazioni di proteina amiloide nel cervello, che sono un classico marker della malattia.

Lo studio, esaminato da esperti indipendenti e sottoposto al controllo di un panel di medici specialisti, assicura che durante i 18 mesi di durata della sperimentazione clinica non ci sono stati più decessi nel gruppo che ha assunto il farmaco rispetto a quello che ha ricevuto il placebo. I soggetti che hanno ricevuto il trattamento hanno avuto un tasso più elevato di effetti avversi, comprese piccole emorragie cerebrali, sebbene la maggior parte di solito non sia grave. La frequenza di emorragie maggiori nel cervello è molto bassa in entrambi i gruppi, sebbene sia sei volte più alta nel gruppo Lecanemab; 0,6% contro 0,1%. Il 7% dei pazienti trattati ha avuto effetti avversi che hanno richiesto l’interruzione del trattamento, mentre nel gruppo placebo la percentuale è stata del 3%.

Lo studio ha incluso persone di età compresa tra 50 e 90 anni che presentavano una lieve perdita di memoria dovuta all’Alzheimer, ma senza sintomi gravi o disabilità significativa. Dopo un anno e mezzo, il deterioramento delle persone che hanno assunto Lecanemab è stato di 0,45 punti inferiore a quello di coloro che hanno assunto il placebo. Le decine di medici di tutto il mondo che firmano lo studio riconoscono che questo miglioramento sia comunque “modesto”.