Pedagogia Medica universitaria, la conferenza in UniCamillus sulle nuove metodologie per migliorare insegnamento e apprendimento delle materie sanitarie

Il dibattito sulla pedagogia medica coinvolge anche UniCamillus. Da tempo infatti la comunità medico-scientifica discute e mette a confronto al suo interno le diverse modalità con cui viene insegnato e divulgato il sapere medico, per la formazione del personale sanitario in generale. Delle diverse metodologie e sistemi formativi pre e post laurea si è parlato venerdì 29 settembre nell’Aula Magna della struttura UniLabs dell’Università Medica Internazionale di Roma, nell’evento “Medical Education: Challenging new avenues to improve teaching and learning of international health sciences courses”.

A curarne l’organizzazione è stata la Professoressa Federica Wolf, docente di Patologia Generale e Cellulare nei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria e Tecniche di Laboratorio Biomedico. “ANVUR e Ministero della Salute ci chiedono conto di cosa la nostra Università faccia materialmente per favorire la qualità dell’insegnamento, per una sempre più completa e aggiornata formazione delle future generazioni di operatori sanitari. Questo evento serve proprio a testimoniare l’attenzione di UniCamillus verso il rinnovamento delle metodologie pedagogiche contemporanee”. Proprio per questa apertura di orizzonti dell’Ateneo, tra i relatori sono stati invitati alcuni illustri accademici internazionali, che da anni si occupano, a vario titolo e sotto diversi aspetti, di pedagogia medica in importanti Università del mondo. È noto infatti che all’estero l’approccio accademico sia imperniato su principi differenti da quelli a cui siamo abituati in Italia.

Il primo a parlare è stato il Professor Olle ten Cate, Professore Emerito di formazione medica presso l’University Medical Center di Utrecht, nei Paesi Bassi, e docente presso l’Università della California, a San Francisco. Nel suo intervento ha raccontato i punti focali della sua esperienza quarantennale nello studio e nello sviluppo della ricerca educativa nella formazione delle professioni sanitarie. La scuola di pensiero olandese riguardo l’applicazione delle metodologie pedagogiche universitarie, sviluppatasi in particolare nel polo di Maastricht, è considerata tra le più avanguardiste nella comunità accademica. Si basa sull’abbandono della lezione frontale e l’integrazione di più ambiti scientifici nello stesso corso, permettendo così di rendere lo studio più concreto, secondo la definizione del sapere come “saper fare” e non solo di conoscenza teorica.

Subito dopo ha preso la parola la Professoressa Helen Cameron del Medical Education Aston University, nel Regno Unito. Nella sua attività di ricerca si è interessata a come preparare al meglio gli studenti di medicina alla pratica clinica e utilizzare la valutazione e il feedback per migliorare l’apprendimento. In particolare è il cosiddetto apprendimento autoregolato ad aver caratterizzato la sua esperienza: una metodologia basata sull’azione strategica, che porta a pianificare, monitorare e valutare i propri progressi in base a determinati standard e che stimola la motivazione ad apprendere.

Al tavolo era presente anche il Professor Giuseppe Familiari, esperto e valutatore ANVUR, nonché docente ordinario di Anatomia Umana presso l’Università Sapienza di Roma, dove inoltre ricopre il ruolo di Tutore degli Studenti. Nella sua carriera è stato autore di una serie di pubblicazioni sul tema della formazione medica, sulla strutturazione degli esami di ammissione alle scuole di medicina e sull’innovazione pedagogica dell’insegnamento. Ha portato quindi nel dibattito un punto di vista interno al sistema universitario italiano. Stessa ottica, ma in una chiave di lettura diversa, dell’intervento della Prof.ssa Amanda Clare Murphy, direttrice del Centro per l’Internazionalizzazione dell’Istruzione Superiore presso l‘Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano. In trent’anni di attività nel mondo accademico italiano, alcune delle sue pubblicazioni si sono concentrate sull’internazionalizzazione del mondo accademico, con particolare riferimento alle problematiche della formazione degli insegnanti.

L’augurio – ha detto ancora la Professoressa Wolfè che questi incontri possano stimolare interesse, curiosità ed entusiasmo nella maggior parte di noi docenti, dagli accademici di nuova nomina, agli insegnanti più esperti. Spero che, venendo a conoscenza di quali siano i diversi approcci accademici all’estero, saremo tutti invogliati a saperne di più. I continui cambiamenti in corso nel mondo medico-scientifico devono spingere ad impegnarci per implementare l’efficacia del nostro insegnamento, comunque riconosciuto come eccellenza, con l’obiettivo di migliorare l’istruzione degli studenti e rendere UniCamillus una scuola di medicina eccezionale”.

La stessa Professoressa Wolf ha sottolineato anche che tra i docenti di UniCamillus c’è una situazione ideale nella quale i più grandi ed esperti si trovano a stretto contatto con colleghi più giovani e di recente formazione. Ciò permette all’Ateneo di costruire una comunità di insegnanti efficace e stimolante, oltre che sensibile ai progressi della moderna educazione medica. “Di fronte alle attuali tecnologie – ha concluso – che consentono a ogni individuo l’accesso alla letteratura medica e scientifica, e allo straordinario tasso di crescita delle informazioni, come educatori, dobbiamo concentrarci sul modo più efficace per guidare i nostri studenti ad apprendere e ad applicare le scienze mediche, per migliorare l’insegnamento e la pratica”.