La sindrome dell’ovaio policistico può essere correlata al declino cognitivo?

Ne parliamo con il Prof. Vittorio Unfer, docente UniCamillus ed esperto di PCOS

Le donne affette dalla sindrome dell’ovaio policistico rischiano il declino cognitivo precoce? Non si può affermare con certezza ma, secondo un’analisi effettuata dai ricercatori dell’Università della California di San Francisco, pare proprio che questa probabilità sia piuttosto alta.

Heather Huddleston, specialista in Endocrinologia Riproduttiva, ha guidato uno studio longitudinale durato per ben 30 anni. In questo periodo, sono state seguite 907 donne, di cui 66 affette da sindrome dell’ovaio policistico. All’inizio della ricerca, avevano tutte tra i 18 e i 30 anni. Alla fine dello studio, sono state sottoposte a esami di imaging e test per misurare memoria, attenzione, capacità verbali e cognitive.

I risultati hanno riscontrato punteggi più bassi proprio nei test delle donne che soffrivano di ovaio policistico, oltre ad evidenziare che le stesse mostravano una ridotta integrità della sostanza bianca cerebrale nelle immagini diagnostiche riprese.

Ma in cosa consiste questa patologia?


Cos’è la PCOS

La sindrome dell’ovaio policistico, anche nota in modo più sintetico con l’acronimo PCOS (PolyCystic Ovarian Syndrome), è una condizione che colpisce alcune donne in età fertile, e consiste nella produzione ovarica di una quantità sproporzionata di androgeni (iperandrogenismo), ormoni sessuali maschili che, in genere, nelle donne sono presenti solo in minima quantità. 

Si chiama così perché è caratterizzata da numerose piccole cisti che si formano nelle ovaie, e che producono gli stessi androgeni (anche se le cisti ovariche non sono prerogativa esclusiva delle donne affette da PCOS).

Queste cisti sono causate dall’assenza di ovulazione che si verifica in chi soffre di questa condizione, con annessa assenza o forte irregolarità del ciclo mestruale.

Tra i sintomi della PCOS, vi sono:

– cicli irregolari, scarsi o addirittura assenti 

– irsutismo

– aumento di peso, soprattutto a livello dell’addome

– acne o pelle grassa

– diradamento dei capelli

– infertilità

Se la diagnosi non è tempestiva, c’è il rischio di sviluppare conseguenze a lungo termine, come tumore dell’endometrio, iperplasia endometriale, coronaropatia, ipertensione, iperlipidemia.

Le cause esatte della PCOS non sono chiare, anche se è frequente la correlazione tra PCOS e diabete di tipo II, o comunque una forma di insulino-resistenza: livelli elevati di insulina possono causare, a loro volta, un aumento di androgeni. Anche l’obesità può aumentare i livelli di insulina, peggiorando così i sintomi della PCOS. 

Inoltre, è stata osservata anche una certa ereditarietà nella sindrome dell’ovaio policistico: spesso una donna affetta da PCOS ha una madre o una sorella con la stessa patologia.


Facciamo il punto col nostro esperto

Come può correlarsi un difetto ovarico con problemi cerebrali? Ne abbiamo parlato con il Prof. Vittorio Unfer, docente di Ginecologia e Ostetricia presso UniCamillus, specializzato nello studio della PCOS nonché primo promotore al mondo dell’uso del myo-inositolo per controllare tale sindrome.


Nello studio dell’Università di San Francisco si parla di coesistenza tra declino cognitivo e PCOS. Si può parlare di causalità o di ‘semplice’ correlazione?

«I risultati dello studio di Huddleston dell’Università di San Francisco, suggeriscono che donne di mezza età affette da PCOS mostrano prestazioni cognitive inferiori e una minore integrità della materia bianca rispetto a donne di uguale età non affette da PCOS. Per poter chiarire un’effettiva causalità sono necessarie ulteriori e più approfondite ricerche che confermino questi risultati e che determinino le potenziali vie molecolari alla base del risultato osservato, compresi i potenziali fattori modificabili.»


In che modo la PCOS è correlata alla salute cardiovascolare, cerebrale e cognitiva?

«Per comprendere facilmente come la PCOS possa correlare con la salute cardiovascolare, basti pensare che alcune pazienti affette da questa sindrome possono presentare alterazioni del metabolismo glucidico con lo sviluppo di condizioni concomitanti quali iperinsulinemia, aumento di peso, sviluppo di diabete di tipo 2, insulino resistenza, che possono influenzare, negli anni, la salute cardiovascolare della paziente stessa. 

Strettamente collegato alla patogenesi della PCOS e al metabolismo glucidico, risultano essere i livelli di inositolo, una molecola naturale coinvolta nelle vie di segnalazione di alcuni ormoni, tra cui l’insulina e l’ormone follicolo stimolante. Alterazioni nei livelli di inositolo possono contribuire all’insorgenza di condizioni patologiche a livello riproduttivo, metabolico, endocrinologico come quelle sopra riportate.

Oltre alla sfera metabolico-ormonale, alcuni recenti lavori individuano un collegamento anche tra la PCOS e la sfera cerebrale, dimostrando che donne con PCOS hanno una maggior predisposizione all’insorgenza di depressione, probabilmente correlata ad una riduzione nei livelli cerebrali di inositolo, oltre che ad una serie di manifestazioni cliniche della sindrome (acne, infertilità, aumento di peso) che possono inficiare lo stato umorale della paziente stessa.»


Da questi dati, si deduce che la PCOS può inficiare la salute anche oltre l’aspetto riproduttivo. Ci sono altri problemi che può causare?

«La PCOS è una sindrome molto complessa che può coesistere con diverse condizioni cliniche. Come già anticipato, in alcune tipologie di pazienti la PCOS correla con alterazioni endocrino-metaboliche, tra cui aumento di peso, insulino-resistenza, diabete di tipo 2, iperandrogenismo. 

Inoltre, donne affette da questa sindrome risultano essere più predisposte all’insorgenza di problematiche a carico della tiroide. Non a caso l’inositolo svolge un ruolo fisiologico come secondo messaggero anche dell’ormone tireostimolante e sembra che l’incidenza di ipotiroidismo subclinico sia maggiore nelle donne che soffrono di PCOS rispetto a donne non affette da questa sindrome. 

Anche l’emicrania è una condizione molto frequente in donne con PCOS. Senza dubbio, i fattori genetici hanno effetti profondi sulle cause dell’emicrania, ma anche gli ormoni sessuali (estrogeni e progesterone) svolgono un ruolo importante. Allo stesso tempo, alcune condizioni frequenti in donne con PCOS, come apnea notturna, amenorrea e malattie vascolari, possono causare o intensificare l’emicrania nelle donne con PCOS.

Interessante, infine, notare come sia possibile identificare anche un’origine iatrogena della PCOS basata sulla riduzione ovarica di inositolo. Alcuni farmaci utilizzati nella pratica clinica psichiatrica, come il litio e l’acido valproico, basano il loro meccanismo di azione terapeutico proprio su una riduzione di inositolo cerebrale, elevato nelle fasi maniacali. Tuttavia, la riduzione di inositolo indotta da questi farmaci, non interessa solo il sistema nervoso centrale, ma in maniera collaterale anche gli altri tessuti, esponendo all’insorgenza di una serie di reazioni avverse, tra cui la PCOS, oltre che altre condizioni legate a una riduzione dei livelli periferici di inositolo (aumento di peso, ipotiroidismo, dismetabolismo).»


Questo studio potrebbe offrire degli spunti interessanti in merito al trattamento della PCOS? Quali sono, secondo lei, le future aree di ricerca da analizzare?

«Lo studio di Huddleston e colleghi suggerisce un approccio multidisciplinare nel trattamento della PCOS, offrendo uno spunto importante a considerare, non per ultima, la salute mentale nel management di queste pazienti. Sicuramente gli obiettivi da raggiungere nel campo della ricerca clinica sulla PCOS sono ancora diversi e stimolanti, serviranno quindi ulteriori approfondimenti per completare gli spunti emersi in questo studio e arrivare ad un approccio a 360 gradi per queste pazienti. 

Le future aree di ricerca si rivolgono ormai verso approcci terapeutici sempre più personalizzati. Recenti evidenze hanno dimostrato quanto sia importante, anche nell’ambito della PCOS, eseguire una diagnosi precisa ed accurata che identifichi il corretto fenotipo della paziente, al fine di garantire un approccio terapeutico che sia personalizzato e dunque efficace.»


Ci sono dei consigli generali che si possono dare alle donne che vivono con PCOS, o che sospettano di esserne affette? In che modo possono essere arginati i problemi con cui ci si trova a vivere?

«Cambiamenti nello stile di vita e una corretta alimentazione sono due approcci di prima linea e fortemente consigliati in donne che convivono con la PCOS, soprattutto in quella tipologia di pazienti che mostrano alterazioni di carattere metabolico-ormonale. A questo, l’abbinamento di un esercizio fisico, in termini di attività aerobica, può avere un impatto positivo sulla condizione clinica di queste pazienti. 

L’utilizzo di insulino-sensibilizzanti, tra cui integratori alimentari a base di inositolo, rappresenta un approccio efficace nelle pazienti con PCOS, trovando un razionale terapeutico di utilizzo in quelle pazienti caratterizzate da alterazioni endocrino-metaboliche. Infatti, ad oggi, grazie alla ricerca scientifica, risulta evidente che esistono differenti tipologie di pazienti con PCOS e che ognuna di esse richiede un trattamento specifico. 

Anche l’uso dei contraccettivi orali può e deve essere impiegato nel management della PCOS quando esiste una richiesta anticoncezionale da parte della paziente. Tuttavia, considerando i fattori di rischio già presenti in queste donne, come il rischio cardio-metabolico, l’utilizzo della terapia ormonale è importante che sia sempre abbinato a cambiamenti nello stile di vita o all’assunzione di insulino-sensibilizzanti (metformina, inositolo) con l’obiettivo di riequilibrare i parametri metabolici che rischiano di essere compromessi in pazienti affette da PCOS. 

Migliorando il profilo diagnostico della paziente con PCOS, è possibile individuare il giusto razionale terapeutico e garantire un approccio che sia il più personalizzato ed efficace possibile, puntando in questo modo ad un significativo miglioramento della qualità della vita di queste pazienti.»