UniCamillus ricorda la Giornata mondiale contro la Meningite. Il Prof. Ippolito: “Diagnosi preventive e vaccini le armi migliori per combatterla”

Il 24 aprile è la Giornata mondiale contro la meningite. La malattia, che colpisce le membrane protettive che rivestono il cervello e il midollo spinale, è tornata purtroppo a far parlare di sé in maniera preoccupante in questo periodo. Non a caso quest’anno la Giornata coincide anche con l’allarme lanciato dai Centers for Diseases Control degli Stati Uniti per un significativo incremento del numero di casi de meningite invasiva con un aumento del tasso di letalità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha messo a punto un programma globale per sconfiggere la meningite entro il 2030 basato su tre obiettivi: eliminazione delle epidemie di meningite batterica; riduzione dei casi di meningite batterica e quindi dei decessi causati dalla malattia, che può essere prevenuta con il vaccino (fino al 50% in meno di casi); riduzione della disabilità e miglioramento della qualità della vita dopo meningite per qualsiasi causa.

Il Professor Giuseppe Ippolito, Ordinario di malattie infettive all’Università UniCamillus, nei suoi 20 anni come Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma e poi come Direttore del Centro Collaboratore dell’OMS per le malattie altamente contagiose, ha avuto modo di studiare molto da vicino questa malattia.

Professore, sappiamo che la meningite è generalmente di origine infettiva, ma quali sono i principali agenti che la determinano?

“La meningite è un’infiammazione delle membrane protettive del cervello e del midollo che può colpire persone di qualsiasi età. Ha avuto origine nell’Africa Sub-Sahariana, ma si è diffusa negli anni in diverse aree anche dell’Asia e del Sud America. Nel 1963 un funzionario dell’OMS osservò che la malattia si manifestava in aree in cui si verificavano da 300 a 1100 mm di precipitazioni medie annue. Da lì partì poi lo studio sulla diffusione intercontinentale della meningite. Sono quattro gli agenti principali di meningite batterica che sono responsabili di oltre la metà dei decessi dovuti a meningite a livello globale e causano altre malattie gravi come la sepsi e la polmonite acuta: Neisseria meningitidis (meningococco), che ha molti tipi; Streptococcus pneumoniae (pneumococco); Haemophilus influenzae; Streptococcus agalactiae (streptococco del gruppo B); Listeria monocytogenes.

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Altri batteri come Mycobacterium tuberculosis, Salmonella, Listeria, Streptococcus e Staphylococcus, virus (come enterovirus e parotite, herpes), funghi (in particolare Cryptococcus), e parassiti come l’ameba sono anch’essi importanti cause di meningite.

In ogni caso la meningite batterica è quella più comune e pericolosa e può essere fatale entro 24 ore. Per questo è necessaria l’identificazione precoce, il ricovero in isolamento ed il trattamento immediato. Le meningiti virali sono più frequenti d’estate. Esistono anche meningiti non infettive associate a tumori maligni, emorragia subaracnoidea, malattia infiammatoria cronica e ad alcuni farmaci”.

Quanto è pericolosa la meningite e come si trasmette?

“La meningite è ancora oggi al mondo una delle principali sfide globali per la salute pubblica. Circa 1 persona su 6 che la contrae muore e 1 su 5 presenta gravi complicazioni a lungo termine. La via di trasmissione varia a seconda del microrganismo. I batteri che causano la meningite vengono trasmessi da persona a persona attraverso le goccioline di secrezioni respiratorie o faringee dei portatori. Il contatto stretto e prolungato, come baciare, starnutire o tossire su qualcuno, o vivere a stretto contatto con una persona infetta, facilita la diffusione della malattia. Il periodo di incubazione medio è di 4 giorni, ma può variare tra 2 e 10 giorni”.

Non tutti gli agenti che la trasmettono però sono uguali…

“No. La maggior parte dei batteri che causano la meningite come il meningococco, lo pneumococco e l’Haemophilus influenzae sono presenti nel naso e nella gola degli esseri umani. La Neisseria meningitidis ad esempio infetta solo gli esseri umani ed una percentuale significativa della popolazione (tra il 5 e il 10%) ne è portatrice nella gola. Interessa soprattutto i bambini ed i giovani adulti. C’è poi la meningite da pneumococco, prevalente nell’adulto e nell’anziano, che si trasmette per via respiratoria in forma sporadica e la circolazione è secondaria a localizzazioni delle alte vie respiratorie o dell’orecchio. 

La trasmissione della meningite può avvenire anche da madre a figlio al momento della nascita, perché lo streptococco di gruppo B è spesso portato nella vagina (lo stesso batterio è peraltro presente anche nell’intestino). La meningite da Listeria monocytogenes ha invece una modalità di contagio alimentare ed è più frequente in soggetti anziani e con deficit dell’immunità cellulo-mediata, come ad esempio i pazienti con malattie ematologiche acute o croniche”.

Come variano i numeri del contagio nelle diverse parti del mondo in cui è diffusa la meningite?

“Intanto diciamo che il trasporto degli organismi che trasmettono la meningite è solitamente innocuo e aiuta anzi gli individui a sviluppare l’immunità contro le infezioni. Occasionalmente però i batteri invadono l’organismo, causando meningite e sepsi. Dai dati ufficiali sulla diffusione della malattia si evince una concentrazione particolare dei casi in alcune delle zone più povere del mondo, ma climaticamente molto diverse. Non esiste nei fatti una rilevazione precisa del numero dei casi di meningite, nonostante i sistemi di sorveglianza prevedono la denuncia obbligatoria in molti paesi. Si stimano almeno 300000 morti l’anno per meningite al mondo. Le aree principali, seppur con frequenze diverse, sono quella africana, le zone epidemiche che comprendono tra gli altri il nord dell’India, parte del Pakistan, la Mongolia, parte dello Yemen, l’Arabia saudita, il Brasile e la costa occidentale del sud-America. Nella restante parte del pianeta in cui si verificano casi sporadici”.

Quali sono i fattori di rischio che possono favorire il sorgere di epidemie di meningite?

“I fattori di rischio delle epidemie di malattie meningococciche in Africa, come anche in altre aree, non sono del tutto compresi. Alcune condizioni specifiche sembrano però essere elementi particolarmente favorevoli per la malattia. Tra queste, le condizioni secche e polverose durante la stagione secca (in particolare in Africa) tra dicembre e giugno, la suscettibilità immunologica della popolazione, viaggi e grandi spostamenti di popolazione, condizioni abitative caratterizzate da affollamento. Altro dato statistico è che nelle regioni temperate il numero di casi aumenta in inverno e in primavera. 

Informazioni importanti riguardo il contagio e la diffusione vengono dall’analisi dei sierogruppi di Neisseria meningitidis. Il pellegrinaggio annuale dell’Hajj, che porta milioni di fedeli musulmani a La Mecca, è stato anche associato a epidemie di malattie meningococciche dovute ai sierogruppi A e W. In Europa, nelle Americhe e in Australia, i sierogruppi B, C e Y insieme rappresentano la grande maggioranza dei casi. Un numero crescente di ceppi di sierogruppo W è stato registrato in alcune aree. La distribuzione dei sierogruppi evidenzia differenze significative nella distribuzione locale delle cause della meningite batterica. Ad esempio, mentre i gruppi B e C di N. meningitidis causano la maggior parte degli episodi di malattia in Europa, il gruppo A si trova in Asia e continua a predominare in Africa, dove causa la maggior parte delle principali epidemie nella fascia della meningite, rappresentando circa l’80% delle malattie da meningite. 85% dei casi documentati di meningite meningococcica”.

I dati in Italia e in Europa invece che cosa dicono?

“In Europa si registrano annualmente oltre 1000 casi confermati di malattia meningococcica invasiva, l’unica con una  buona copertura di sorveglianza epidemiologica, con una letalità del 10%. In Italia il Sistema di Sorveglianza Nazionale del Ministero della Salute per le tre principali forme di meningite, riporta un’incidenza di 0,1 casi per 100.000 abitanti per il meningococco, di 1,74 per  lo Streptococcus  pneumoniae  di 0,32 per quelle da emofilo e 0,15 per listeria monocytogenes”.

Anziani e bambini sono i più esposti al contagio: quali sono le armi principali per prevenire la malattia?

“Sebbene la meningite colpisca tutte le età, i bambini piccoli sono i più a rischio. I neonati sono maggiormente a rischio di streptococco di gruppo B, i bambini piccoli sono a maggior rischio di meningococco, pneumococco e Haemophilus influenzae. Gli adolescenti e i giovani adulti sono particolarmente a rischio di malattia da meningococco mentre gli anziani sono particolarmente a rischio di malattia da pneumococco. L’unica arma è la prevenzione e la diagnosi tempestiva. Oggi abbiamo a disposizioni vaccini sicuri, efficaci e gratuiti come stabilito dal nuovo piano nazionale di prevenzione vaccinale, che ha ampliato l’offerta gratuita per le varie fasce di età. La meningite da emofilo B, tipica dei bambini dei primi 5 anni di vita, è stata ridotta drasticamente con l’introduzione obbligatoria della vaccinazione con vaccino esavalente. In tutti i casi la precocità della diagnosi è importante per la prognosi della malattia. In caso di sospetto di meningite il paziente deve essere inviato immediatamente in ospedale”.