Affrontare una pandemia senza ripetere gli errori del passato: l’esperienza di due studentesse UniCamillus grazie al programma europeo IDEAL

Due studentesse di UniCamillus hanno partecipato a settembre scorso alla prima edizione della summer school del progetto IDEALiTER. Coordinato dall’Université de Paris-centre, ma svoltosi presso la sede dell’Università di Anversa, in Belgio, questa iniziativa si inserisce nel più vasto ambito del programma europeo IDEAL, finanziato a sua volta dai fondi Erasmus+. Scopo di IDEAL è la formazione dottorale e il supporto alle carriere di ricerca, tenendo in considerazione la dimensione e la continua evoluzione delle diversità nella società attuale, oltre che le mutevoli esigenze del mercato del lavoro.

L’obiettivo è quindi quello di formare i futuri dottori e ricercatori per prepararli ad affrontare nuove sfide dettate dalla sempre crescente complessità del proprio lavoro. Stimolando il confronto intergenerazionale e interculturale si punta ad aumentare le conoscenze e le competenze di ciascuno, partendo dal mettere in discussione la pertinenza delle singole attività di ricerca, arricchendole e cercando di rinnovare al contempo l’attrattiva della stessa istruzione di dottorato per le nuove generazioni di talenti.

Nello specifico, con IDEALiTER l’attenzione si è focalizzata sulla preparazione ad affrontare i pericoli di una pandemia. Tra il 19 e il 22 settembre 30 relatori provenienti da 15 istituzioni diverse di tutta Europa hanno approfondito, insieme a 23 studenti che hanno partecipato da 11 paesi, le problematiche di cui è ancora fresca la memoria in tutti noi, dopo l’esperienza di pochi anni fa. Dai ricoveri, alle misure di contenimento fino ai piani di vaccinazione, studenti, professori ed esperti delle professioni sanitarie hanno condiviso tra di loro le rispettive idee ed esperienze riguardo questioni etiche legate alle epidemie, le crisi della sanità pubblica, il collasso gestionale dei sistemi ospedalieri e l’impatto a lungo termine di un evento pandemico.

Attraverso innovativi metodi di insegnamento, basati su casi studio reali e simulazioni interattive, i partecipanti a questo progetto sono stati coinvolti in prima persona dai docenti nello sviluppo dei lavori durante le tre giornate in sui si è tenuta la summer school. È stata un’occasione per tutti di scambiare conoscenze ed esperienze diverse, derivate dai diversi modi di studiare medicina nei vari paesi.

L’esperienza è stata entusiasmante per le due giovani laureande in medicina dell’Università Medica Internazionale di Roma, Chiara Bellome e Elisa Colatosti. Entrambe hanno da poco iniziato il sesto anno del corso di studi in Medicina e Chirurgia e sono state coinvolte in questa iniziativa dalla Professoressa Wolf. “Partecipo a questo progetto come external evaluator e la coordinatrice di Parigi mi ha invitato a mandare due studentesse di medicina della nostra Università. Una circostanza che spero si ripeta nei prossimi anni”, ha dichiarato la docente che insegna Patologia generale in UniCamillus.

“Sono rimasta colpita da quanti diversi protocolli esistano in ambito medico per affrontare infezioni e malattie virali – ha detto invece Elisa, in merito ai temi più interessanti che sono stati affrontati durante la summer school – Ho scoperto cose che raramente vengono spiegate e approfondite durante gli studi, perché si tratta di aspetti molto tecnici della gestione di casi peculiari”. Tra i tanti interventi dei relatori che si sono susseguiti, due argomenti hanno catturato particolarmente l’attenzione della giovane laureanda di UniCamillus: “La spiegazione di quanto sia importante la comunicazione per i medici è stata illuminante. Lavorando a stretto contatto con le persone, per lo più sconosciute e spesso in situazioni delicate, è importante per un medico capire come rapportarvisi. Ma troppe volte questo aspetto viene sottovalutato. E poi mi è piaciuto molto ascoltare gli approfondimenti, relativamente alla pandemia di Covid-19, sugli errori che sono stati commessi e su quali cose invece hanno funzionato bene. Anche perché ho scoperto che di agenti patogeni tenuti sotto osservazione, che potrebbero dar luogo a nuove pandemie, ce ne sono davvero tantissimi ed è bene prepararsi per non farsi trovare di nuovo impreparati”.

Di tanti ricordi positivi di questa esperienza Elisa ne conserva uno in particolare, che le sarà di ispirazione per il suo futuro da medico: “Mi ha colpito molto la testimonianza di una donna, madre di un medico morto in Africa mentre si adoperava a favore della popolazione locale. Nonostante la tragedia lei ha comunque ringraziato il sistema sanitario belga e questo significa che al di là di tutto in qualche modo il riconoscimento per l’importante lavoro che un medico svolge arriva sempre”.

Foto scattate dalla studentessa di UniCamillus Chiara Bellome.