24 ottobre, Giornata mondiale della Poliomielite

Eradicata in Europa dal 2002, la poliomielite continua a colpire in alcune regioni dell’Asia. Solo piani vaccinali e sistemi di sorveglianza possono combattere il virus a livello globale

Il 24 ottobre è la Giornata Mondiale della Poliomielite, o World Polio Day. La data è stata scelta in onore della nascita di Jonas Salk, lo scienziato statunitense che nel 1955 sviluppò il primo vaccino antipolio, seguito nel 1961 dal ricercatore polacco Albert Sabin, che realizzò l’OPV (vaccino orale antipolio). Prima dell’avvento dei vaccini, la poliomielite seminava il terrore in tutto il mondo, provocando paralisi e a volte anche decessi fra i bambini più piccoli: grazie alle campagne vaccinali, il virus della polio è stato eradicato in quasi tutto il mondo, ma risulta ancora endemico in Pakistan e Afghanistan.

Fino a quando il virus non sarà completamente eradicato, nessuno può abbassare la guardia, e il World Polio Day è un modo per sollevare l’attenzione su un problema ancora non del tutto risolto, e che per questo mette a rischio l’intero Pianeta.

Cos’è la poliomielite

La poliomielite è una malattia infettiva provocata dal poliovirus, un virus che colpisce il sistema nervoso: nei casi più gravi, infatti, può indurre la paralisi del soggetto colpito e, se coinvolge i muscoli respiratori, può anche portare alla morte.

I soggetti preferiti dal poliovirus sono i bambini, per più di un motivo. Innanzitutto occorre dire che il contagio avviene per via oro-fecale, quindi prevalentemente attraverso l’ingestione di acqua o cibi contaminati: i bambini più piccoli hanno spesso comportamenti a rischio, in quanto più spesso esplorano con le mani l’ambiente circostante – dunque anche feci e oggetti contaminati – portandole poi alla bocca. Inoltre, i bambini vivono di più all’aperto e si trovano più facilmente in situazioni comunitarie. Senza tralasciare che i più piccoli hanno un sistema immunitario meno strutturato rispetto a quello degli adulti.

La poliomielite può essere di tre tipi:

– Poliomielite abortiva: assomiglia ad altre infezioni virali e in genere passa inosservata

– Poliomielite non paralitica: si sospetta in coloro che presentano sintomi simil-influenzali e che sono afflitti da rigidità di collo e schiena

– Poliomielite paralitica: si manifesta nell’1% dei casi con paralisi e debolezza di muscoli e arti. Quest’ultima forma è l’unica da cui non si guarisce e che, in rari casi, può portare alla morte.

In passato, capitava spesso che i bambini affetti, nel giro di qualche ora, rimanessero completamente paralizzati. Purtroppo, non esistono cure, ma si può solo prevenire tramite la vaccinazione, di cui sono state condotte intense campagne da istituzioni come OMS e Unicef per immunizzare i bambini di tutto il mondo.

Registrata per la prima volta in Europa e negli Stati Uniti nel corso del XIX secolo, in Italia ha registrato 8 mila casi nel 1958. Nel nostro Paese, la vaccinazione è obbligatoria dal 1966, e l’ultimo caso endemico risale al 1982.

Tuttavia, solo nel 2002 la Regione Europea OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è stata definita completamente polio-free, e appena tre anni fa l’OMS ha dichiarato l’eradicazione della poliomielite di tipo selvatico in Africa.

Proprio perché il virus risulta ancora endemico in Pakistan e Afghanistan, il mondo non è al sicuro, e dal 1988 l’OMS ha avviato l’Iniziativa Globale per l’Eradicazione della Polio (GPEI – Global Polio Eradication Initiative).

Controllo della poliomielite nel mondo

La poliomielite, come già affermato, non conosce cura, per cui gli unici modi per combatterla sono:

– il vaccino preventivo

– i programmi di sorveglianza nazionali e internazionali.

Per ciò che riguarda il vaccino, «è gratuito e obbligatorio per tutti i bambini entro il primo anno di età, e consta in 4 dosi, diluite fra i primi tre mesi di vita e i 6 anni – afferma il Prof. Nicola Petrosillo, docente di Malattie Infettive presso il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia di UniCamillus – In seguito, i richiami da adulti possono rivelarsi opportuni solo nei casi in cui si effettuino viaggi nei Paesi a rischio».

Inoltre, a garanzia del mantenimento dello status polio-free, i programmi di sorveglianza proseguono fino a quando il virus non sarà eradicato a livello mondiale.

In Italia è attiva dal 1996 una rete di sorveglianza delle Paralisi Flaccide Acute – PFA (una delle complicanze più gravi della poliomielite), coordinata dal Ministero della Salute in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità – ISS. «In tutti coloro che sono affetti da PFA, vengono raccolti campioni biologici per le indagini virologiche – conferma Petrosillo – In questo modo si può rilevare tempestivamente l’eventuale presenza di poliovirus, facendo così scattare ulteriori sistemi di sorveglianza e controllo».

L’ISS, inoltre, ospita il Regional Reference and Collaborating Centre for Polio, che si occupa di fornire supporto per le indagini virologiche in Italia, andando tuttavia ad aiutare le attività di laboratorio per Albania, Grecia, Serbia, Montenegro, Bulgaria, Macedonia, Bosnia, Kosovo e Malta.

Il Centro italiano in questione è uno dei 6 centri regionali antipolio della Regione Europea OMS, oltre a quelli presenti in Germania, Russia, Francia, Regno Unito e Finlandia.