Mieloma multiplo: più di 10mila€ anno per pazienti e assistenza

Farmaci, visite specialistiche, assistenza, ferie da prendersi o giornate di lavoro perse: più della metà dei malati di mieloma multiplo abbandona il lavoro. E uno su 4 fra i familiari deve rinunciare all’impiego.

L’impatto del mieloma multiplo è devastante oltre che dal punto di vista fisico anche da quello economico: diminuisce drasticamente la capacità di lavorare per chi viene colpito dalla malattia e in più ci sono costi astronomici da dover sostenere.

Parliamo di quel cancro che ogni anno viene diagnosticato a circa 5.700 italiani, per lo più over 70, e che annovera fra le sue più illustri vittime il musicista Giovanni Allevi.

E se le prospettive di cura aumentano grazie anche ai trapianti di staminali e, soprattutto, ai farmaci di nuova generazione non chemioterapici – anticorpi monoclonali, immunomodulatori, inibitori del proteasoma – c’è un risvolto economico e sociale che è stato analizzato dall’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma (Ail), in collaborazione con l’EMN Research Italy, il Centre for economic and international studies and HTA (EEHTA) CEIS di Tor Vergata e con il contributo non condizionante di Sanofi e Takeda.

Il «viaggio» tra i costi economici diretti e indiretti dei pazienti con mieloma multiplo e dei loro caregiver è stato realizzato attraverso un questionario messo a punto da un gruppo di esperti costituito da ematologi di rilievo nazionale, distribuito in versione cartacea e online a pazienti afferenti ai vari Centri di ematologia dell’EMN Italy – European myeloma network Italy e ai loro caregiver.

Il mieloma multiplo è caratterizzato da un costo elevato della malattia rispetto ad altri tipi di tumore sia per il paziente che per il Sistema: più di 10mila euro annui, legati per il 78% ai costi indiretti e al 22% a quelli diretti non sanitari. Ovvero la perdita della capacità lavorativa, di giornate lavorative per le cure o per assistere chi si deve sottoporre alle cure. Il risultato finale è che il 53% dei pazienti smette di lavorare e così anche il 24,5% dei familiari del paziente.